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giovedì 14 luglio 2011

Da sapere: diaframmi e diffrazione

Se avete seguito la nostra lezione sul diaframma, avrete senz'altro iniziato a familiarizzare con il concetto di profondità di campo (pdc in breve, dof in inglese). In pratica, man mano che chiudiamo il diaframma del nostro obiettivo, guadagnamo in profondità. Tuttavia, a causa di un fenomeno ottico detto diffrazione, una maggior chiusura del diaframma, comporta una perdita di nitidezza.


La diffrazione in natura

Per diffrazione, s'intende un fenomeno ottico della luce, causato dalla natura "ad onde" propria della luce stessa. Quando un raggio luminoso passa attraverso un foro che ha dimensione simile alla lunghezza d'onda, questa cambia il suo angolo di propagazione.

La diffrazione nella fotografia

Quando parliamo di fotografia, il foro di cui parlavamo sopra altro non è che il nostro diaframma. Ogni obiettivo è dotato di un numero variabile di lenti, che hanno la funzione di far convergere i vari raggi luminosi (poiché la luce ed i colori hanno frequenze differenti) sul sensore fotografico. 
Mi è stato chiesto come mai Canon (per citarne uno) faccia più modelli per la stessa escursione focale. Prendiamo in esame il normale 50mm. Esiste la versione 1.8, 1.4 e 1.2, che corrispondono alle loro massime aperture in termini di diaframma. La differenza di prezzo è abissale (oltre 1000 euro tra quello basic e quello L), ma non è solo una questione di marketing. Infatti a parità di diaframma, scopriremo che la diffrazione è accusata meglio da un obiettivo professionale, grazie al maggior numero di lamelle e dalla differente progettazione del gruppo lenti.

Che diaframma scegliere? In linea teorica, chiudendo progressivamente il diaframma, si acuisce il problema della diffrazione. Personalmente consiglio di non andare mai oltre i "diaframmi di mezzo", restando entro il valore f 11. Naturalmente vi possono essere casi limite in cui sarà necessario chiudere maggiormente il diaframma, ma evitare è meglio. 

Nelle foto panoramiche. Spesso il neofita, per paura di avere un panorama poco nitido, chiude il diaframma al massimo (fino a valori esageratissimi come f 32), commettendo più di un errore. Anzitutto, perderà in nitidezza, proprio per il fenomeno della diffrazione. In seconda battuta, compie un'azione inutile: scattando panoramiche, tendenzialmente si usano obiettivi grandangolari, che già di natura possono lavorare a diaframmi meno chiusi; inoltre in un panorama la messa a fuoco tende all'infinito (ne parleremo), quindi si possono tenere valori aperti (anche f 2.8, se il piano del sensore è parallelo al piano di messa a fuoco!)

Il consiglio

Esistono situazioni che richiedono un diaframma chiuso, ma ricordate che per avere un'esposizione perfetta potete sempre affidarvi all'altro valore di riferimento: il tempo. Nelle fotocamere moderne poi, potete arrivare a scattare fino a 1/8000 di secondo. Come lavoro io, in luce ambiente: mai oltre f 11, se possibile. Esistono soluzioni alternative come i filtri a densità neutra, di cui parleremo in futuro. Per ora, cercate di restare entro f 11 o 16.

Un diaframma aperto (ad esempio f 2.8) permette ai raggi luminosi una distorsione minima, assicurando una resa ottimale
Un diaframma molto chiuso (ad esempio f 22) causa in modo evidente il problema della diffrazione, restituendo un'immagine soffice e poco nitida


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